Abitare la spiritualità

Verso un cammino infinito di conoscenza per ridare vita alla vita.

Tra le pietre e l’agave soffia uno sguardo solitario
Qui dove profondi s’odono i passi del tempo
Dove grandi nubi dispiegano stendardi dorati
Sulla metopa del cielo
Dimmi da dove partì l’eternità
Dimmi quale è il segno del tuo dolore […]
Ditemi è la folle melagrana
Che con la luce spacca il cuore del mondo le tempeste del demone
Che distende da parte a parte la sciarpa ocra del giorno
Trapuntata di canti in fiore, ditemi è la folle melagrana
Che in fretta sbottona la serica veste del giorno?
/Odysseas Elytīs, poeta greco/

 

Parto dall’anima di un poeta greco per raccontare la storia di un incontro, quello fra Federica, Claudia, Mara, Lionella, Silvia, Lucia e Sabrina. Sette donne che, unite da un filo sensibile, hanno dato vita all’associazione no-profit Le Radici del Melograno. Filo che inizia nel dolore, ma scorre nella speranza. Speranza, che va molto al di là del suo significato letterale o immaginato per assumerne altri ben più articolati quali trasformazione, ricerca, studio, informazione, ascolto e sostegno in una relazione di auto-mutuo-aiuto con altre persone che soffrono il lutto.

L’associazione non ha ancora una sede fisica e si nutre della volontà, dell’impegno e della cura delle loro fondatrici che, periodicamente, si ritrovano nei luoghi familiari o virtuali. Il loro è un progetto complesso, perché tocca le corde sensibili della vita; ha come obiettivo principale quello di sviluppare consapevolezza rispetto alla spiritualità intimamente unita alla morte, argomento di cui si parla poco o in modo non appropriato, permettendo solo all’immaginazione o ad una presunta forza il compito di alleviare il buio in cui lascia la perdita. Forse quella melagrana del poeta non è poi così folle!

Sono tante le persone che patiscono il silenzio su questo tema, alcune si abbandonano a un dolore che non riescono a trasformare o rimangono irretite nella mediocrità di ciarlatani privi di scrupoli, quando non c’è una fede a sostenerli o una volontà intelligente a guidare la loro disperazione. Non a caso, oggi, s’inizia a parlare di educazione alla morte e al lutto, perché si ritorni ad affrontarli senza paura, tabù e abbandono. Non sono gli occhi gli unici fari che dovrebbero guidarci in questa vita. Esiste tutto un bagaglio di sensazioni che non possiamo ignorare afferma Mara, una delle fondatrici dell’associazione, e come non riflettere su questo?! 

Le Radici del Melograno propone un libero cammino di conoscenza da percorrere insieme con umiltà attraverso la ricerca e lo studio. In questo sono supporti fondamentali la letteratura mitologica, la scienza, le esperienze individuali, perfino la preziosa contaminazione della poesia, della saggistica e della narrativa. Un cammino indipendente da qualsiasi religione, filosofia o dogma, perché la spiritualità sia patrimonio cognitivo di tutti e tutti possa aiutare come un dono mai scontato o banalmente confinato nel paranormale. La spiritualità non si compra né si vende. Si abita, perché è una dimora dove ritornare o dalla quale partire, costruita con amore e attenzione. Alcuni rimarranno più a lungo di altri sulla sua soglia, ma non per questo meno pensanti. Il dubbio e la riflessione sono umani. L’importante è non smettere mai di cercare, fosse soltanto per lasciare aperta la porta della curiosità e dell’aiuto dato e ricevuto. Per me che sono all’inizio di questa esperienza, essere presente e vicina alle Radici del Melograno significa compiere anche una ricerca personale di conoscenza e comprensione profonda del tema/spiritualità, mi scrive Silvia, curatrice grafica dell’immagine divulgativa dell’associazione.

Il nome stesso dell’associazione è un richiamo alla conoscenza e alla ricerca dell’archetipo. Secondo la tradizione celtica il melograno rappresenta l’albero della vita continua. Le sue radici con le loro punte toccano le fronde rigogliose dell’albero, come un eterno ritorno. Ho iniziato a vivere di nuovo la mia vita da quando faccio parte dell’associazione, qui il mio impegno è solo amore per gli altri mi racconta, appagata, Claudia, una delle associate.

Il melograno è anche l’unico albero nato e cresciuto all’ombra della roccia piangente a Manisa, in Turchia; il mito narra che dopo l’uccisione di tutti i suoi figli per mano degli dei, Niobe, regina dei Tebani, chiese a Zeus di essere trasformata in roccia per mettere fine al suo vagabondare di dolore. La roccia/Niobe, simbolo del dolore delle madri, non smette mai di piangere e le sue lacrime sono nutrimento per l’unico albero nato dalle sue asperità, il melograno. 

Questo albero così celebrato ha anche un frutto altrettanto simbolico. Aperto fra le mani produce un suono crocchiante e i suoi chicchi sono rossi e luminosi. Siamo noi uniti nel reciproco aiuto afferma Lionella, anima curiosa del gruppo. 

Al termine del mio incontro con alcune delle fondatrici, ho chiesto ad ognuna una parola – una soltanto – che esplicasse il loro personale senso di partecipazione all’associazione e il suo futuro. Il risultato è stato sorprendente e immediato: Anima, Vita, Unione, Condivisione, Ricerca. Come in un diario di viaggio, ogni parola è una guida. Non resta che andare. 

Sandra Maria Dami ha scritto per Le Radici del Melograno

Per questa riflessione a penna aperta ringrazio Federica Finocchi, anima grande; Mara Menconi, Lionella Papalini; Claudia Cesarini; Silvia Filoni. Incontrarle è stato come far entrare aria fresca in una stanza chiusa da troppo tempo. Ora dentro c’è anche qualche raggio di sole. 

Per tutto il resto ringrazio i poeti da me amati. Sanno sempre cosa dirmi.